sabato 19 novembre 2011

Sordomutismo: una patologia SOLO medica?

Aprendo un qualsiasi dizionario possiamo notare come la sordità sia definita come "una malattia dell'orecchio che si manifesta con la perdita totale o parziale dell'udito" e come, parallelamente, il mutismo sia definibile come "quella condizione per cui l'essere umano si trova nella condizione di non riuscire a comunicare tramite la voce e la parola". Di conseguenza, la maggioranza della collettività potrebbe arrivare a sostenere come il sordomutismo - che nella pratica si trova a rappresentare l'incontro tra le due condizioni precedentemente descritte - sia da considerare una limitazione e che, quindi, i soggetti sordomuti siano da discriminare o da etichettare come "diversi" o, ancor peggio, "anormali". Cercando di eliminare gli stereotipi e i pregiudizi che normalmente si creano attorno a questioni a noi sconosciute, credo sia fondamentale andare quotidianamente ad analizzare più a fondo questa particolare patologia.
Assenza di feedback uditivo, problematicità nella comunicazione, esclusione dal resto della realtà sociale nella quale ci si trova inseriti. Sono queste alcune delle problematicità sociali che i soggetti sordomuti si trovano ad affrontare nella vita di tutti i giorni. Solamente attraverso una proposta di mezzi comunicativi consoni, come ad esempio la LIS o la dattilologia, l'individuo sarà in grado di ottenere una qualità di vita migliore. 


Vi lascio con una strofa di una poesia autobiografica - che ho letto recentemente e che spero possa suscitare qualche riflessione - del dott. Willard J. Madsen, conosciuto a livello internazionale come insegnante, poeta ed esperto della lingua dei segni .

Che cosa c’è di più terribile che essere un bambino,
a scuola, in una stanza vuota di suono
con una maestra che parla e parla e parla;
e che quando ti viene vicino
si aspetta che tu abbia capito le sue parole?

Devi essere sordo per capire.

venerdì 18 novembre 2011

FabuLIS - link

Suggerisco questo link dove viene riportata un'esperienza diretta di una bambina sordomuta in una scuola primaria milanese. In "FabuLIS" viene mostrato come la Lingua Italiana dei Segni (LIS) - condivisa dall'intera classe dove la bambina si trovava inserita - può essere trasferita nell'ambito musicale. FabuLIS

Questo è il primo post

In questo blog tratterò del ruolo del gioco nello sviluppo sociale dei bambini sordomuti. Focalizzerò la mia attenzione soprattutto sulla relazione educativa, rivolta ai nostri soggetti educativi, esistente tra gioco e musica.
Penso che sia possibile questa unione anche se rivolta a soggetti con questo genere di disabilità. Credo infatti che - come affermerebbe Maria Zambrano - in ogni persona "il silenzio assoluto non esista spontaneamente. C'è sempre una vibrazione nell'aria (...) Accade che, se osserviamo il nostro spazio interiore, troviamo che non è mai vuoto e neppure taciturno. Siamo sempre in mezzo al brusio, fuori e dentro."