Aprendo un qualsiasi dizionario possiamo notare come la sordità sia definita come "una malattia dell'orecchio che si manifesta con la perdita totale o parziale dell'udito" e come, parallelamente, il mutismo sia definibile come "quella condizione per cui l'essere umano si trova nella condizione di non riuscire a comunicare tramite la voce e la parola". Di conseguenza, la maggioranza della collettività potrebbe arrivare a sostenere come il sordomutismo - che nella pratica si trova a rappresentare l'incontro tra le due condizioni precedentemente descritte - sia da considerare una limitazione e che, quindi, i soggetti sordomuti siano da discriminare o da etichettare come "diversi" o, ancor peggio, "anormali". Cercando di eliminare gli stereotipi e i pregiudizi che normalmente si creano attorno a questioni a noi sconosciute, credo sia fondamentale andare quotidianamente ad analizzare più a fondo questa particolare patologia.
Assenza di feedback uditivo, problematicità nella comunicazione, esclusione dal resto della realtà sociale nella quale ci si trova inseriti. Sono queste alcune delle problematicità sociali che i soggetti sordomuti si trovano ad affrontare nella vita di tutti i giorni. Solamente attraverso una proposta di mezzi comunicativi consoni, come ad esempio la LIS o la dattilologia, l'individuo sarà in grado di ottenere una qualità di vita migliore.
Vi lascio con una strofa di una poesia autobiografica - che ho letto recentemente e che spero possa suscitare qualche riflessione - del dott. Willard J. Madsen, conosciuto a livello internazionale come insegnante, poeta ed esperto della lingua dei segni .
Che cosa c’è di più terribile che essere un bambino,
a scuola, in una stanza vuota di suono
con una maestra che parla e parla e parla;
e che quando ti viene vicino
si aspetta che tu abbia capito le sue parole?
Devi essere sordo per capire.